Il mobbing è l’aggressione sistematica e continuativa che viene attuata contro un lavoratore con diverse modalità e gradualità e con chiari intenti discriminatori dal datore di lavoro o da un suo preposto o da un superiore gerarchico oppure da suoi colleghi e/o sottoposti con la tolleranza dell’azienda dove opera il soggetto aggredito. Pertanto l’attività discriminatoria del “Mobbing” è protesa ad emarginare e/o estromettere (licenziamento o dimissioni forzate) il lavoratore dal proprio ambiente di lavoro allo scopo di arrecargli un danno psico-fisico, morale ed economico.
Il mobbing all’inizio si può manifestare nelle forme più svariate, ed il mobber (colui che fa mobbing) può essere chiunque: dal collega geloso, al capo nevrotico o frustrato, all’azienda che lo usa come strumento di gestione del personale; qualunque sia la forma iniziale in cui si manifesta il mobbing, dopo un breve periodo il fenomeno viene sempre gestito direttamente dall’azienda, ragione per cui le vessazioni non finiscono più se non con l’estromissione dall’ambiente di lavoro del mobbizzato (colui che subisce il mobbing).
La cosa più grave che si verifica durante tutto il processo attuativo del mobbing non è tanto l’esistenza di chi non rispetta leggi, norme, dignità e vita umana sui luoghi di lavoro, quanto la presenza di chi, con i propri atteggiamenti e le proprie scelte, favorisce il processo diventando terreno fertile su cui prosperano le aggressioni e le violenze psicologiche sui lavoratori. Non bisogna sperare che la situazione si risolva da sola, purtroppo con il tempo, la persecuzione psicologica sul posto di lavoro tende ad aggravarsi. È importante non cedere allo scoraggiamento e alla depressione. L’ansia e il senso di inadeguatezza che si prova sono causati dal mobbing e non ne sono essi stessi la causa. La situazione non dipende da una incapacità personale, al contrario le vittime del mobbing sono spesso i lavoratori più dotati, coscienziosi e brillanti. La prima cosa alla quale un mobbizzato pensa poi è quella di fuggire e di liberarsi dalla situazione stressante, dando le dimissioni. Abbandonare il posto di lavoro è comunque una sconfitta perché ci si ritira lasciando l’aggressore impunito, è un duro colpo per l’autostima e in più si corre il rischio di non riuscire a trovare una nuova occupazione in tempi brevi. È fondamentale denunciare gli atti di mobbing e può essere molto utile un supporto psicologico per condividere la propria esperienza in un clima di accoglienza e fiducia, e per rafforzare le proprie competenze e le proprie risorse messe a dura prova dal pesante e critico clima lavorativo. Questo al fine di comprendere anche che il mobbing non dipende dal carattere della vittima ma è una patologia dell’organizzazione aziendale.